Venerdì sera. Treno della notte per il sud. Una folla enorme scende a votare, i più - magari - soltanto per sfruttare lo sconto elettori sui biglietti Trenitalia. Giovani in maggioranza, si attacca bottone, la sfiducia è parecchia. Però bisogna fare comunque il tentativo - questo il commento comune. Passano a controllare i biglietti. C’è un po’ di apprensione, perché qualcuno ha letto su “Il Giornale” che esistono ferrovieri comunisti che si prendono la tua scheda elettorale e te la restituiscono già votata. Bisogna vigilare. La notte passa discorrendo dei soliti problemi, il lavoro che non c’è e quando c’è somiglia di più al volontariato. Non si tocca l’argomento politica; forse è superfluo. Chiunque abbia mai avuto un contratto di tre mesi a 400 euro ha le idee abbastanza chiare.
Sabato. La par condico impedisce alle televisioni di parlare di politica. I telegiornali si concentrano perciò sulle consuete stragi familiari. Niente da registrare.
Domenica. Si va al seggio. Tessera in tasca, sì. Documento l’ho portato, sì. Il cellulare, meglio lasciarlo a casa, ché stavolta controllano. In realtà c’è poca gente e nessuno controlla niente. Non ho bisogno nemmeno di fare la fila. Due signori di mezza età sono in piedi in mezzo all’aula dell’asilo. Chiedo: ci siete prima voi? No no rispondono. Forse sono alcuni Soldati della Libertà: vigilano a che non ci siano brogli. Mi chiudo in cabina. Ben istruito dalle allarmanti istruzioni delle tv, ci metto 10 minuti a tracciare con attenzione quella X: che non tracimi sul simbolo a fianco, perbacco!
Lunedì, ore 15. I primi exit poll. Sembra un risultato di stallo, di quelli che nessuno governa, si tira avanti alla bell’e meglio e fra un anno si torna al voto. Ma chi si fida ormai degli exit poll? E infatti. Arrivano le prime proiezioni. Tra mille analisi socio-politiche, un altro commento si fa strada nella testa: vaffanculo. Valeva la pena di farsi tutto ‘sto viaggio? Forse era meglio prendere un treno per la Svizzera. E restarci.
Martedì, ore 6,29 del mattino. Arrivo a Roma Termini dopo una notte in treno. A differenza dell’andata ho viaggiato sull’Intercity, con un certo disagio per la troppa modernità, tutta quella plastica e quei colori. Mi è mancato lo stile retrò dell’espresso, con quel linoleum che ti sembra di essere nella Germania dell’Est. All’edicola già trovo il segno dei nuovi tempi. Chiedo il Corriere della Sera. “No, il Corriere non è ancora arrivato. Però ti posso dare Libero e il Giornale”. NO, GRAZIE. Al bar prendo caffè e cornetto. Attorno colgo la vox populi, tutta sempre di una sola parte: come ogni volta che vince Berlusconi, si fa fatica a trovare qualcuno che ammetta di aver votato per lui. I commenti sono rassegnati, un continuo che ti aspettavi e e tanto lo sapevi e in fondo che pretendevamo. E già. Che pretendevamo. Tanto lo sapevi che alla fine vincono sempre loro. Quelli che se freghi il prossimo sei un eroe; quelli che la libertà vuol dire fare i tuoi comodi e farla franca; quelli che se la tua squadra perde dai la colpa all’arbitro.
Decido di andare a casa a cercare di recuperare il sonno perduto, e al diavolo tutto il resto.
Ma anche qui si sente già aria di cambiamento, il vento della Libertà che spira e riporta il Paese alla normalità: il barista non mi fa lo scontrino.
Che voglia festeggiare anche lui l’inizio di una Nuova Era?
Sabato. La par condico impedisce alle televisioni di parlare di politica. I telegiornali si concentrano perciò sulle consuete stragi familiari. Niente da registrare.
Domenica. Si va al seggio. Tessera in tasca, sì. Documento l’ho portato, sì. Il cellulare, meglio lasciarlo a casa, ché stavolta controllano. In realtà c’è poca gente e nessuno controlla niente. Non ho bisogno nemmeno di fare la fila. Due signori di mezza età sono in piedi in mezzo all’aula dell’asilo. Chiedo: ci siete prima voi? No no rispondono. Forse sono alcuni Soldati della Libertà: vigilano a che non ci siano brogli. Mi chiudo in cabina. Ben istruito dalle allarmanti istruzioni delle tv, ci metto 10 minuti a tracciare con attenzione quella X: che non tracimi sul simbolo a fianco, perbacco!
Lunedì, ore 15. I primi exit poll. Sembra un risultato di stallo, di quelli che nessuno governa, si tira avanti alla bell’e meglio e fra un anno si torna al voto. Ma chi si fida ormai degli exit poll? E infatti. Arrivano le prime proiezioni. Tra mille analisi socio-politiche, un altro commento si fa strada nella testa: vaffanculo. Valeva la pena di farsi tutto ‘sto viaggio? Forse era meglio prendere un treno per la Svizzera. E restarci.
Martedì, ore 6,29 del mattino. Arrivo a Roma Termini dopo una notte in treno. A differenza dell’andata ho viaggiato sull’Intercity, con un certo disagio per la troppa modernità, tutta quella plastica e quei colori. Mi è mancato lo stile retrò dell’espresso, con quel linoleum che ti sembra di essere nella Germania dell’Est. All’edicola già trovo il segno dei nuovi tempi. Chiedo il Corriere della Sera. “No, il Corriere non è ancora arrivato. Però ti posso dare Libero e il Giornale”. NO, GRAZIE. Al bar prendo caffè e cornetto. Attorno colgo la vox populi, tutta sempre di una sola parte: come ogni volta che vince Berlusconi, si fa fatica a trovare qualcuno che ammetta di aver votato per lui. I commenti sono rassegnati, un continuo che ti aspettavi e e tanto lo sapevi e in fondo che pretendevamo. E già. Che pretendevamo. Tanto lo sapevi che alla fine vincono sempre loro. Quelli che se freghi il prossimo sei un eroe; quelli che la libertà vuol dire fare i tuoi comodi e farla franca; quelli che se la tua squadra perde dai la colpa all’arbitro.
Decido di andare a casa a cercare di recuperare il sonno perduto, e al diavolo tutto il resto.
Ma anche qui si sente già aria di cambiamento, il vento della Libertà che spira e riporta il Paese alla normalità: il barista non mi fa lo scontrino.
Che voglia festeggiare anche lui l’inizio di una Nuova Era?
10 commenti:
aaaa.. caro Zeni... più che il gracidar di rane, ci conviene rifugiarci su per nuvole ...
vabbè.. iammo innanzi no? :-)
E che imm'a ffà? Anche se l'opzione-nuvole mi tenta sempre di più... oppure scendere all'Averno e riportare qualcuno in vita. Ma non so chi.
azzz Zeni, eddaiii io ti ho offerto rifugio in Francia, che fai vieni?????
@fuzz: tra sorkò e carlà non è cha la francia sia messa molto meglio....
Noooooo megbr!!! Attento!!! Non hai neanche idea di cosa si rischia a sollevare la minima critica alla Francia col mio amico Fuzz... pregherò per te...
@ megbr e zeni: ragazzi contenetevi vi prego. in francia si vive meglio. punto. dovete prenderne atto. ma in fondo che volete? il paese dei balocchi non esiste. Ah no aspetta, ora sarà l italia il paese dei balocchi...
Iuuuufff! direi che ti è andata bene, megbr. Di solito in questi casi visita il tuo blog e ti lascia delle minacce...
@ zeni: la smetti di prendere le difese degli "estranei"?!! dovresti essere dalla mia parte!!!!
Eeeeeh! Esagggerato!
almeno una buona notizia allora eh? :-)) alè!!
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