sabato 22 dicembre 2007

Auto-regalo di Natale


La prima volta ho la notizia per telefono.
“È arrivato il pacco!”
Diavolo, quello che aspetto io ancora deve farsi vedere, e intanto è giunto a destinazione quello per gli altri.
“E com’è, com’è?”
“Bello! Sembra vero!”
“Forse perché è vero!”
“C’è anche la macchina in copertina!”
“Dimmi un po’, la carta?”
“Sembra normale, porosa… abbastanza spessa…”
“Per caso scricchiola quando lo apri, come gli allegati ai quotidiani?”
“No, non mi sembra… no, no…”
“Senti, fa’ una cosa. Fotografalo e mandami le foto… non sto nella pelle”

Ma il giorno dopo arriva anche il nostro pacco.
Il “Viaggio da Boccadifalco a Gaeta” di Giuseppe Buttà si è finalmente concretizzato in un volume vero.

Dopo mesi di lavoro, dopo essermelo ricopiato parola per parola in biblioteca, e poi controllato ogni singola virgola (e chissà quanti refusi ancora restano… ogni tanto ne trovo qualcuno): mentre a luglio la gente iniziava ad andare al mare e pianificare le vacanze, e io la mia vacanza me la facevo a Gaeta, e nel 1861.

Che dirvi. Libri per gli altri ne ho già fatti, ed era comunque emozionante avercelo alla fine tra le mani, pure se era un noiosissimo indirizzario di associazioni. Ma averne uno che hai desiderato così tanto…

D’accordo, le Edizioni Trabant trattano ebook, ma volete mettere avercelo di carta?

La maggior parte le daremo in giro per farci pubblicità. Biblioteche, università, quante potremo permetterci con i nostri mezzi limitati.

Ma una è per me.
Individualista fino all’ultimo: il più bel regalo di Natale me lo sono fatto da solo.

E con questo buone feste a tutti.

lunedì 17 dicembre 2007

L'Alfiere


Negli ultimi giorni mi divertivo a vedere un vecchio sceneggiato televisivo Rai, “L’Alfiere”, tratto dal romanzo di Carlo Alianello, con Fabrizio Mioni, una giovanissima Monica Vitti e, fra gli altri, Carlo Giuffrè, Domenico Modugno e Nino Manfredi.

È del 1956, siamo agli albori della televisione, tant’è che anche parlare di tv è esagerato: si tratta più che altro di teatro ripreso dalle telecamere.
I tempi sono lentissimi, le inquadrature statiche; è girato quasi interamente in studio, con scenografie non sempre plausibili; e addirittura l’unica scena di massa (la battaglia di Calatafimi) è tratta da un film precedente.

Però che recitazione! Un vero piacere. Anche nell’ingenuità di tante scene, si avverte un livello qualitativo ormai scomparso.

E se non capite cosa intendo, vuol dire che non avete visto, recentemente, la nuova costosissima versione di Guerra e Pace.
Praticamente Un Posto al Sole trapiantato nella steppa…

venerdì 7 dicembre 2007

Trabantprop n.5

giovedì 6 dicembre 2007

Energia pulita


Grandi notizie dalla Spagna: un famoso fisico italiano ha presentato un nuovo impianto a pannelli solari capace di catturare e immagazzinare energia anche in condizioni meteorologiche sfavorevoli. Che sia un passo in avanti sulla strada dell'energia pulita?


L'impianto ha un solo difetto: va a petrolio.

venerdì 30 novembre 2007

Pillole di Atac


87 Colli Albani, fermo all’incrocio tra via Eleniana e via Merulana.
Un pakinstano è seduto al finestrino sulla destra; accanto ha poggiato uno di quei misteriosi giganteschi pacchi che gli immigrati portano sempre con sé sugli autobus.

Sul marciapiede è ferma una coppia di turisti nordeuropei, uno più biondo dell'altro. Si arrestano a consultare una mappa della città, mentre il pargolo sul passeggino - biondo biondissimo al limite dell’albinismo - si annoia visibilmente e si guarda attorno.

E quindi accade.
Il pakistano dal seggiolino dell’autobus incrocia lo sguardo del bimbo teutonico. Gli sorride. Alza la mano, l’agita nell’aria in segno di saluto.

Il bambino, prima che l’87 riparta al segnale verde, ha il tempo di ricambiare lo sguardo e rispondere al sorriso.

Alla faccia, ma davvero alla faccia del senatore Borghezio…

domenica 25 novembre 2007

Rana notturna


Maurizio Costanzo sta intervistando alcuni minorati mentali. Fa ascolti esibendoli come animali da circo; poi si gira verso la telecamera e commenta compiaciuto: “È questo il vero reality!”. In mezzo agli idioti (chiamateli pure “diversamente abili”; su Canale 5 sono idioti e basta), siede una sconosciuta le cui gambe scoperte servono ad alleggerire l’atmosfera. Non commenta alcunché; ma ogni tanto accavalca.

A “Porta a Porta” si parla di comicità e imitazioni, con politici di area polista e attori di area pingitoriana.

Su Rai2 Gene Gnocchi tenta di farci ridere; ma non è aria.

Altrove, repliche.

In rete un poeta, con garbo ma con fermezza, non si capacita del perché alla Trabant non vogliamo poesia.

Torno alla tv, cambio canale, e nemmeno il falso moralismo delle Iene riesce a farmi ridere.

E perché non te ne vai a letto, allora?
Meglio tirare fuori il bicchiere e brindare alla salute di una persona che non ne ha più bisogno.

Oggi pomeriggio sono stato al funerale di M.
È buffo. L’avrò incontrata sì e no un paio di volte. Ma mi è bastato per starci male.

Sul sagrato ho scorto la sorella. Anche lei mi conosce a stento. Ma mi ha riconosciuto subito, per avermi incontrato solo una volta e anni fa. Ci abbracciamo, mi parla con la confidenza che si usa con un figlio. E in questo mi ricorda M. che non c’è più; e capisco ancora una volta com’è possibile che mi manchi.

E voi parlate di poesia.

Meglio riempire il bicchiere, e alzare il calice al vuoto.
E come cantava Lou Reed,

mettete su una canzone triste
mettete su una canzone triste per me
e se squilla il telefono dite che non mi avete visto
se squilla il telefono dite che non mi vedete da settimane.


martedì 20 novembre 2007

Grazie Mentana


Per la prima volta in vita mia devo confessare di aver visto con piacere una puntata di Matrix.
Ieri sera dibattito pubblico tra Ronchi, Buttiglione, Maroni e Michela Prezzemolo-in-ogni-minestra Brambilla.

Non erano d’accordo nemmeno sul tempo che fa. E si lanciavano frecciatine, reciproche accuse, insinuazioni di bassa lega. Addirittura, più volte mentre la Brambilla parlava, gli altri scuotevano la testa e facevano commetini a mezza voce: esattamente come prescrive il vademecum di Forza Italia per i dibattiti televisivi con l’opposizione.

Sì, è poco sportivo, ma chi se ne frega: che bello vedere il centro-destra squagliarsi come neve al sole! Dopo 17 anni di demagogia, volgarità, politica piazzaiuola, e sempre quel vezzo di tirarsela sulla propria unità di spirito in opposizione all’Armata Brancaleone che c’è all’altra sponda.

D’altra parte, sono stati loro a inventare la politica-curva-ultras.

Quindi non mi faccio nessuno scrupolo: PRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRR!!!

domenica 11 novembre 2007

Sono nate le Edizioni Trabant


Carissimi 0,25 lettori,
è con sommo orgoglio che annunciamo la nascita di un nuovo soggetto (?) editoriale (??): le Edizioni Trabant, a cura del sottoscritto e di Courtial, un’altra persona altrettanto folle.

Nel panorama editoriale italiano, in cui le aziende nascono e muoiono come funghi ed escono in media 120 titoli nuovi al giorno, si sentiva il bisogno di un’altra casa editrice?

Ma certo! Andatevi a sfogliare l’ennesima versione illustrata del Codice da Vinci e capirete il perché…

E poi le Edizioni Trabant si distinguono per un semplice fatto: sono solo una casa editrice virtuale e non stampano i propri libri (almeno per il momento…). Sul sito ufficiale www.edizionitrabant.it potrete scaricare gratuitamente la versione digitale delle opere, e poi farne ciò che volete: stampatele, leggetele a video, copiatele e fatele circolare: noi ce ne laviamo le mani.

E come se non bastasse, all’interno del sito trovate Il Refuso, blog letterario aperto alla collaborazione di tutti, per discutere di libri, letteratura, editoria e quant’altro dall’umile punto di vista dei lettori comuni.

Sì, ma cosa trovo nel catalogo delle ET?

Tanto per cominciare, “Pillole per la memoria”, collana di testi storici, memoriali, autobiografie, classici poco conosciuti etc.

Si parte con:
- Giuseppe Buttà, “Un viaggio da Boccadifalco a Gaeta”: la spedizione di Garibaldi raccontata dal punto di vista degli sconfitti, dalla penna di un cappellano militare dell’Esercito Borbonico.

- Vittorio Alfieri, “Il Misogallo”: la più scomoda e per questo poco considerata opera di Alfieri; una critica ferocissima della Rivoluzione Francese.

Oltretutto, chi vi parla non solo ha sudato parola per parola su queste nuove edizioni, ma ha anche scritto la prefazione…

Ma tante altre opere vi aspettano in futuro, e collane nuove, e (forse forse) inediti.

Insomma, basta autocelebrazioni.
Visitate il sito e basta.

E siate Trabant-positivi.
Altrimenti vi denunciamo alla Stasi…

martedì 30 ottobre 2007

Farisei e dottori della legge


“Guai anche a voi, dottori della legge,
che caricate gli uomini di pesi insopportabili
e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!
Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti
e i vostri padri li hanno uccisi!”
Luca 11, 46-47



In effetti volevo parlare - cari miei 2,5 lettori - di partecipazione politica, ma come si dice maiora premunt.
Puntuale come la morte (purché non sia provocata artificialmente), è arrivata la nuova sparata del nostro amato Sommo Pontefice: questa volta invita i farmacisti cattolici a obiettare di coscienza e rifiutare al cliente i farmaci abortivi e quelli “per l’eutanasia”. A parte il fatto che non si è ben capito quali siano questi ultimi: teoricamente uno si può dare la morte anche provocandosi un embolo con una siringa, o tagliandosi le vene con un rasoio; ma anche ingerire dell’acqua ossigenata non credo faccia troppo bene. Via, proibiamo la vendita di qualsiasi cosa!

Sì lo so, oramai criticare Ratzinger è diventato un giochetto facile, e tutto sommato ricercato dallo stesso venerando, che negli ultimi tempi è più onnipresente dell’Ente divino di cui si dichiara rappresentante (il quale, al contrario, da ottimo self-manager centellina con calcolata astuzia le sue apparizioni). Forse è stato consigliato così da qualche consulente: irritare l’opinione pubblica, fare puntualmente incazzare i laici, così si può gridare alla persecuzione dei cattolici, e i credenti si compattano. Invitare alla crociata è sempre il modo migliore di fare proseliti.

Il punto è che il simpatico vecchietto avrà anche passato anni su anni a studiare teologia a Tubinga, ma a volte denuncia carenze scioccanti in materia. Almeno, io ricordavo che uno dei pilastri del cristianesimo dovesse essere il libero arbitrio. Ma oggi è un concetto fuori moda: tira molto di più l’idea del “costringeremo gli uomini a essere santi, anche con la forza”, il che denuncia insospettabili e comiche eco leniniste.
Cerco anche solo di immaginare la scena della signora Lia che un bel giorno (le auguro il più lontano possibile) lascia questo mondo e si presenta al Creatore.

Dio: hai avuto altro dio all’infuori di me?
Lia: no.
Dio: hai nominato il nome del qui presente invano?
Lia: macché.
Dio: hai santificato le feste?
Lia: sì.
Dio: hai onorato il padre e la madre?
Lia: eccome no.
Dio: hai ucciso?
Lia: ehm… uhm…
Dio: hai ucciso o non hai ucciso?
Lia: be’, no, cioè…
Dio (inizia a spazientirsi)
Lia: ecco, in effetti non ho ucciso; cioè, io lo avrei anche fatto; però un farmacista me l’ha impedito.
Dio: Pietro, scrivi: ha ucciso.

Ma il cattolico rampante di questi tempi è un uomo che tiene più alla forma che alla sostanza, una persona per cui il valore della vita si riduce a un’equazione in codice binario (0, 1, 0, 1, vita sì, vita no), senza considerazione per la qualità della stessa; uno che difende con lo scudo la dignità di una cellula, ma non ha un briciolo di cristiana pietà per un malato terminale.

Pietà? E che l’è? Mica ha a che vedere con il cattolicesimo!
Andate un po’ a sentire la valanga di lettere di insulti che ha ricevuto Sergio Luzzatto per il suo libro su Padre Pio. Minacce, volgarità, antisemitismo: un tale lo ha persino paragonato a Giuda Iscariota. Io ricordavo anche - ma potrei sbagliarmi - qualcosa a proposito di amare i nemici e pregare per i propri persecutori; ma suvvia, anche su questo si può chiudere un occhio, visto che la cecità è già favorita dalla presenza di una scomoda e ingombrante trave.

Insomma, decidiamoci: o vogliamo sul serio difendere le radici cristiane dell’Occidente, e allora comportiamoci da cristiani - almeno una volta nei secoli - e questo però comporta tolleranza, mansuetudine, altruismo e tante altre cosucce assai scomode; oppure smettiamola di riempirci la bocca di parole utili solo a sentirsi importanti e in possesso di una identità, e ammettiamo una buona volta che le radici cristiane non sono in pericolo, perché le abbiamo già perse.

Da circa duemila anni.


mercoledì 24 ottobre 2007

Posta prioritaria (atto unico)


Corinto, anno 53 d.C.
La scena è ambientata nel cortile interno di una abitazione, con l’impluvium al centro e il colonnato intorno. Sulla parete di fondo è disegnato un gigantesco pesce.

(voci fuori scena)

- Tump! Tump!
- Chi è?
- Posta!
- Buongiorno.
- ‘Ngiorno.
- C’è da firmare?
- No, nulla. Arrivederci.
- Grazie, buona giornata!

(un uomo in tunica entra nel cortile con delle buste da lettera in mano; un altro arriva dalla parte opposta)
- Ragazzi, è arrivata la posta!
- Qualcosa di interessante?
- Fammi vedere... pubblicità... il gas... questo è il Club del Libro per te... questo? ah, come al solito hanno sbagliato e ci hanno mandato la guida tv di Sky... toccherà avvertirli che non siamo abbonati... pubblicità... oh no!
- Cosa?
- Guarda un po’ questa lettera.
- Ancora lui?
- Già.
- E che due palle... ma è un grafomane, non se ne può più! Che vorrà ancora da noi?
- Gente, riunione! Ci ha scritto di nuovo!
(dalle stanze accanto provengono mugugni e lamentele; poi pian piano arriva una decina di persone)
- Che vuole ancora?
- Non lo so, non l’ho ancora aperta...
- E spicciati, dai, così ci leviamo ‘sto dente...
- Ma non potremmo cestinarle? Poi gli diciamo che non c’è mai arrivata... diamo la colpa alla posta dei Romani...
- See, così poi quello ce le rispedisce tutte quante! Sai quanto è ostinato, no?
- Dovevamo dare retta ai Tessalonicesi. Quell’idea di una raccolta firme per farlo smettere.
- Sì, ma dovevamo essere tutti d’accordo. Invece si sono messi in mezzo gli Efesini a fare storie, che non era corretto o che so io. Si vede che a loro piace doversi sorbire di continuo questa sbobba.
- Be’, dai, apri... leggiamola e amen.
- (tutti in coro) Amen!
- Allora... “Paolo, chiamato ad essere apostolo di Gesù Cristo, per volontà di Dio etc. etc... ringrazio il mio Dio per voi, a motivo della gloria che vi è stata data etc. etc...” vabbé, fin qui le solite pappardelle. Sapete che ci mette due pagine per arrivare al dunque.
- Non potrebbe scrivere semplicemente: Cari Corinzi, come va?
- Lasciami continuare. Prima finiamo meglio è. “Vi esorto, pertanto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, ad essere tutti unanimi nel parlare, perchè non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e d’intenti”.
- Giusto!
- Ha ragione! Dobbiamo rimanere uniti!
- Forse stavolta è una buona lettera!
- “Anch’io, o fratelli, quando venni tra voi, non mi presentai ad annunziarvi la testimonianza di Dio con sublimità di parole o di sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questo crocifisso”.
- Ehi, che è successo? E’ diventato modesto?
- Questo sì che sarebbe un miracolo!
- Mi sa che stavolta la scampiamo!
- “Se qualcuno di voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente... ognuno ci consideri come ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio... non vogliate perciò giudicare nulla prima del tempo, finché venga il Signore...”
- Giusto!
- Ben detto!
- Lo diceva anche Lui: non giudicate e non sarete giudicati.
- Sia lodato Iddio! Quell’uomo è rinsavito!
- Aspetta a dirlo... senti un po’ qua: “Come se io non dovessi più venire da voi alcuni hanno preso a gonfiarsi d’orgoglio. Ma verrò presto, se piacerà al Signore, e mi renderò conto allora non già delle parole di quelli gonfi di orgoglio, ma di ciò che sanno veramente fare... Che volete? Debbo venire a voi con il bastone, o con amore e spirito di dolcezza?”
- Ma che fa, ci minaccia?
- Ci vuole menare, ci vuole!
- Questo è niente: “Vi ho scritto nella lettera precedente di non mescolarvi con gli impudichi... di non mescolarvi con chi si dice fratello, ed è impudico o avaro o idolatra o maldicente o ubriacone o ladro: con questi tali non dovete neanche mangiare insieme...”
- Ammazza, e meno male che nessuno doveva giudicare!
- Ma il Signore non andava a pranzo con le mignotte?
- Vaglielo a spiegare tu. Questo qui fa e disfa la Parola come gli pare...
- Oddio!!!
- Che succede?
- Non ci posso credere!
- Che hai letto?
- No, ragazzi, questa è grossa.
- Leggi, avanti! Non tenerci sulle spine!
- Reggetevi: “Quanto poi alle cose di cui mi avete scritto, è cosa buona per l’uomo non toccare donna”.
- (tutti in coro) EEEEEEEEEEEEEH?!!!

(seguono alcuni secondi di silenzio)

- Ma dài! E’ assurdo!
- No no, c’è scritto proprio così.
- Da’ un po’ qua, va’, fammi vedere... non sai manco leggere... santiddio, è vero!
- Magari è un errore di battitura... che ne sai? voleva scrivere “è cosa buona toccare donna” e gli è scappato il “non”...
- Macché, senti come continua: “Ai non sposati e alle vedove dico: è cosa buona rimanere come sono io; ma se non sanno vivere in continenza, si sposino... se ti sposi non fai peccato... tuttavia costoro avranno tribolazioni nella carne, e io vorrei risparmiarvele... Questo però vi dico per concessione, non per comando: vorrei che tutti fossero come me...”
- Grazie al c...uhm! Lui non ci tromba e non ci deve trombare nessuno! Parla come una vecchia zitella!
- No, gente, qui siamo alla follia. Adesso basta.
- La misura è colma.
- Cosa buona non toccare donna, ma stiamo scherzando?
- Certa gente non si dovrebbe mai convertire!
- Che puoi pretendere da uno che ha le allucinazioni?
- Guarda, io quasi lo preferivo quando ci perseguitava!
- La risposta è una sola, fratelli: SCISMA!
- Ben detto! SCISMA! SCISMA!

Escono di scena cantando in coro “Boys don’t cry” dei Cure.


E così nacque la Chiesa Ortodossa. Forse.


(il post è finito, andate in pace, aaamen)

giovedì 18 ottobre 2007

Del potere


Alle rane si chiede, le rane rispondono. Parliamo un po’ di potere.

Questa è una delle parole più abusate della nostra epoca: scagliarsi contro i Potenti diventa spesso lo sport preferito di milioni di persone. Alle volte può essere la mossa vincente della tua vita, quella di iniziare a scagliarti contro il Potere, e imbastire una lotta personale, che poi personale non lo è mai, contro i Giganti che traviano il buon popolo. Da un giorno all'altro da grigia nullità che eri ti trasformi all'improvviso in un Redentore.

È chiaro. I Potenti detengono il monopolio di ciò che hanno attorno. I Potenti si scambiano favori. I Potenti curano soltanto i propri interessi, e del prossimo chi se ne impiffera. Al di fuori della cerchia dei Potenti, invece, son tutti delle Carmelitane Scalze.
Una volta Saul Bellow, intervistato da Oriana Fallaci, si sentì rimproverare il fatto che «gli Americani pensano soltanto ai soldi». Lo scrittore cadde dalle nuvole: «Perché, voi europei no?».

In realtà è il più comodo degli alibi, quello di addossare le colpe di ciò che vediamo attorno esclusivamente a chi ricopre cariche più in vista, o meglio di attribuire il male soltanto a chi ha i mezzi per compierlo, e non anche a chi non lo compie unicamente in quanto impossibilitato. «Potere» è una parola che andrebbe scritta con la p minuscola, in quanto non esclusiva di chi siede sulle poltrone ministeriali, quanto forse il più diffuso squallore umano. Tutti esercitano un potere, tutti bramano a detenerlo, e godono quando l'ottengono. L'unica differenza tra il Presidente degli Stati Uniti e l'ortolano della piazza centrale è che il primo ha fatto un po' più di carriera e comanda più gente, ma intanto anche quello gongola appena può sentirsi al di sopra di qualcuno. Ricordo ancora una discussione tra vecchietti alle poste. Blateravano i soliti discorsi sui politici che sono tutti ladri, è tutto un magna-magna, e bisognerebbe mandarli tutti in galera eccetera, insomma una specie di versione da terza età dei testi dei 99 Posse, quando una vecchietta li interruppe con fastidio: «E andiamo! ché noi non facevamo la stessa cosa, se stavamo al posto loro? Non prendiamoci in giro! Siamo tutti uguali!». Sono rimasto davvero in ammirazione di tanta saggezza.

Tant’è vero che, dal momento che spesso anche quelli che lottano contro il potere sono potenti a loro volta, è stata coniata una nuova espressione per sancire le distanze: i poteri forti. Come dire: al di fuori dei poteri forti ci sono soltanto poteri deboli, non ancora realizzati: uno scontro insomma tra chi ha fatto carriera e chi è all’inizio della scala. È per questo che mi indispettisco davanti a certe gigantesche manifestazioni pubbliche, col contorno di retorica e urla. Il punto è che chi macina slogan dall’alto di una tribuna generalmente non combatte il potere: lo reclama per sé.

Il nocciolo del problema è morale, onnicomprensivo, non contingente. Dici: i politici sono ladri, sperperano il denaro pubblico, raccomandano gli amici, truccano gli appalti. Bene, benissimo. Ma non sono scesi dalla luna a colonizzare il nostro paese: sono figli della nostra società. Siamo noi che li abbiamo educati così. Con che faccia possiamo condannare la corruzione, se ciascuno di noi non esiterebbe un secondo a chiedere una raccomandazione per il proprio figlio?

I miei genitori erano insegnanti di scuola. Bene, non passava Natale o Pasqua senza che arrivassero a casa cesti pieni di ogni ben di Dio da parte dei genitori degli alunni più in difficoltà. Quando ho fatto la maturità (e allora c’era la commissione esterna) una persona informata dei fatti ci fece sapere che eravamo stata l’unica famiglia della classe a non contattare gli esaminatori per spingere il figlio. Non parliamo poi di quel periodo in cui mio padre è stato commissario in un concorso ministeriale. Ci sarebbe stato da staccare il telefono, per quanto eravamo subissati di chiamate. Ridevamo, a fare il conto dei tanti insospettabili, fino ad allora da noi ritenuti i più integerrimi, che lo contattavano per chiedere un occhio di riguardo verso il proprio figlio, nipote, cugino di amici. E ricevevamo un continuo di cesti di cibo, fiori per la signora e via così.
Quando è questa l’educazione che si riceve, cosa possiamo sperare?

Parlavo tempo fa con un anziano professore in pensione. Da giovane era stato un membro molto promettente della Democrazia Cristiana, salvo abbandonare la politica pieno di disgusto per ciò che vedeva attorno (e negli anni ’50, mica nel ’92). Mi raccontava del periodo in cui aveva ricoperto non so quale incarico di responsabilità a livello regionale: era rimasto colpito da come le persone avessero mutato atteggiamento nei suoi confronti. Da un giorno all’altro era soggetto a una tale mole di adulazione, riverenza e - diciamola tutta - piaggeria da sentirsi a disagio.

E sarebbe questa la cosiddetta società civile? Che poi ogni tanto, frustrata dall’inutilità dei propri sforzi carrieristici, trova il capro espiatorio in quelli che invece ce l’hanno fatta, e scende in piazza a mulinare insulti contro i propri simili più fortunati. Quelli che hanno avuto la sorte - loro negata - di avere un amico o un parente in alto loco.

E scusate lo sfogo, che so essere impopolare. In democrazia è permesso attaccare chiunque, tranne il Popolo. Aristofane finché sbertucciava i governanti andava bene, ma quella volta che osò criticare la Città nella sua interezza fu portato in tribunale.

D’altra parte, le adunate pubbliche hanno ben altro significato antropologico. Ma di questo parleremo in un’altra rana.

sabato 6 ottobre 2007

Rana n.2


Certi lapsus sono formidabili.

Cartellone pubblicitario a favore delle primarie del Partito Democratico. Il volto di alcuni cittadini comuni è posto sopra una grande scritta:

SONO DEMOCRATICO. PERCIO’ DECIDO IO.

Questa è meglio di “alcuni animali sono più uguali degli altri”. Se sei democratico, non dovresti decidere INSIEME agli altri?

Ma d’altra parte, tutto ciò è perfettamente coerente con un paese in cui la gente è disposta a smuovere mari e monti per difendere la democrazia e la libertà di parola.
La sua, mai quella degli altri.

Questo mi ricorda quel mio amico che a suo tempo aveva paragonato il quinquennio di Berlusconi all’occupazione nazista. A distanza di anni, l’ho sentito arrampicarsi sugli specchi per giustificare il presidente venezuelano Chavez che aveva appena chiuso la tv dell’opposizione.

“Vabbé!” ribatteva “in fondo quella televisione diceva un sacco di menzogne. E poi non l’hanno chiusa, semplicemente andrà sul satellite”.

Sembrava Emilio Fede che parla di Sabina Guzzanti.



p.s. lo stesso Chavez, da parte sua, è autore di una serie di gag da antologia; una delle ultime: “Basta con questa storia che io sarei un dittatore; il prossimo che dice che sono un dittatore, verrà espulso dal paese”

domenica 30 settembre 2007

È arrivato Masaniello

Adesso che il clima sembra aver concesso un secondo di pausa, posso anch’io pronunciarmi su Beppe Grillo, il V-Day, i grillini o come diavolo si chiamano.

Parlerò per metafora letteraria, e scusate se come al solito sono pedante, ma se qualcun altro ha già inquadrato la chiave del problema - e lo ha fatto non ieri, ma duemila anni fa - vale la pena di rendergli onore.

Avete mai letto i Cavalieri di Aristofane? Nooooo?!!! Male, leggetelo. In ogni caso eccone un compendio.
I protagonisti sono due schiavi al servizio di Demos, che personifica il Popolo. Il loro problema è che Demos ha un altro schiavo, chiamato Paflagone (metafora del capo di stato), servo conciapelle che di fatto si comporta come se fosse lui il padrone: lo blandisce con mille adulazioni, gli fa un sacco di promesse, e avendolo ormai conquistato gli fa fare tutto quello che vuole lui. I due cercano una soluzione per liberare il Popolo dalla tirannia del suo schiavo-governante e alla fine, complice un demenziale oracolo divino, la trovano: contrapporgli un altro schiavo che ne prenda il posto. Il degno avversario è individuato nell’unica persona sufficientemente di bassa estrazione per tenere testa a un ciabattino: un salsicciaio. Il quale salsicciaio entra in competizione con Paflagone (leggi: si presenta alle elezioni) e infine riesce a prendere il suo posto nel cuore di Popolo.
Come? Usando le sue stesse armi. L’unico modo per mandare a casa il demagogo è essere ancora più demagogo di lui: fare promesse più esagerate, falsità più bugiarde, adulare il Popolo ancora di più.
Morale della favola: capitela da soli.

Insomma, la classe politica italiana fa schifo, i partiti sono una carnevalata, siamo costantemente presi in giro. Ma la ricetta può essere grandi adunate pubbliche di gente inferocita che manda affanculo tutti quelli che gli capitano a tiro?
All’indomani del V-Day, chiunque osasse anche pacatamente contraddire il signor Grillo veniva pubblicamente insultato da lui o dai suoi seguaci. Gianni Riotta? Servo del potere! Eugenio Scalfari? Vecchio sarcofago incartapecorito! Michele Serra? Neanche ricordo più cosa ha dovuto subire. Personalmente mi inquietano queste trascinanti emozioni collettive; la storia ci ha insegnato che ci vuol niente a passare dalla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo alla ghigliottina.

Non vedo in fondo grosse differenze tra il grillismo e il berlusconismo. Togliete il milione di posti di lavoro o l’abolizione dell’Ici e metteteci il sogno di un parlamento di ventenni incensurati; togliete la musichetta di Forza Italia e sostituiteci qualche “vaffanculo”, “testa di cazzo” e simili squisitezze; al posto del Tg4 ci piazzate un sito internet e voilà: il nuovo miracolo italiano si profila all’orizzonte.

La chiamano antipolitica. Ma quale antipolitica? Grillo è politica dalla testa ai piedi. Vedi come gli piacciono le adunate oceaniche, gli slogan, la mobilitazione delle masse, la demonizzazione del Nemico; come si inebria a scuotere gli animi, quanto preferisce sollevare risentimento, scaldare il clima e poi sottrarsi puntualmente a ogni richiesta di dibattito pubblico.

D’altra parte non c’è bisogno di dibattito, quando si è instaurato (come si diceva negli anni ’30) il “contatto diretto tra il Capo e il Popolo”.
Ma gli italiani sono così. Mai sia rimboccarsi le maniche per cambiare le cose, ogni giorno, con pazienza, mattone su mattone. Si resta sempre in attesa che si manifesti l’Uomo della Provvidenza.

Vogliamo mandare a casa i conciapelle?
Benissimo. Sotto coi salsicciai.


p.s. sono preparato ai rischi che si corrono quando si osa criticare una certa persona; quindi prevengo la civilissima risposta che mi attende e già da ora rispondo: affanculo ci vai tu, tua madre, tua sorella e tutti li mortacci tuoi fino alla quarta generazione, messi per lungo e per largo.

sabato 15 settembre 2007

Le fiabe della buona notte di Zeni



Un agnello beveva a un ruscello. Più in alto c’era un lupo.
Il lupo disse all’agnello: “Stai sporcando l’acqua che bevo!”.
L’agnello rispose: “Ma se sto più in basso!”
Al che il lupo: “Ehm... uh... io... ecco... devo andare.”

Un agnello beveva a un ruscello. Più in alto c’era un lupo.
Il lupo disse all’agnello: “Non per essere insistente, ma credo proprio che tu stia sporcando l’acqua che bevo.”
L’agnello rispose: “Ma se non stai bevendo!”
Il lupo finse di aver dimenticato a casa il portafogli.

Un agnello beveva a un ruscello. Più in alto c’era un lupo.
Il lupo disse all’agnello: “Insomma, piantala di sporcare la mia acqua o io...”
“Guarda che non ho riserve petrolifere.”
“Oh. Scusa, allora.”

Un agnello beveva a un ruscello. Più in alto c’era un lupo.
Il lupo disse all’agnello: “Tutto sommato, non mi sembra assurdo che tu, benché più in basso, possa comunque sporcare la mia acqua”
Disse l’agnello: “E già, a ‘sto punto Archimede era un idiota, Newton non capiva un tubo, buttiamo nel cesso duemila anni di progresso della fisica e siamo tutti più contenti!”
Il lupo si allontanò.

Un agnello beveva a un ruscello. Più in alto c’era un lupo.
Il lupo disse all’agnello: “Mi dici perché sporchi l’acqua che bevo?”
L’agnello rispose: “Beeeee”.
Il lupo non trovò da controbattere.

Un agnello beveva a un ruscello. Più in alto c’era un lupo.
Il lupo disse all’agnello: “Dobbiamo trovare una soluzione diplomatica a questo problema dell’acqua.”
“Non so, ci pensi tu a chiamare D’Alema per organizzare una Conferenza di Pace?”
Il lupo, che mal digeriva il sarcasmo, abbozzò.

Un agnello beveva a un ruscello. Più in alto c’era un lupo.
Il lupo disse all’agnello: “Guarda, per colpa tua l’acqua ha un saporaccio e...”
“E UN PO’ DI SILENZIO, CAZZO!”
Il lupo tacque.

Un agnello beveva a un ruscello. Più in alto c’era un lupo.
Il lupo disse all’agnello: “Facciamo a cambio, così non mi sporchi più l’acqua”
“Okay” disse l’agnello.
Si scambiarono di posto.
Disse l’agnello: “La pianti di sporcare l’acqua che bevo?”
Rispose il lupo: “Ma se sto più in basso!”
E l’agnello: “A-ah!”

Un agnello beveva a un ruscello. Più in alto c’era un lupo.
Il lupo disse all’agnello: “Guarda, sono sicuro che quest’acqua sa di pecora. Giuro che non ti faccio nulla, ma spiegami come ci riesci!”
“Giammai. Mi porterò il segreto nella tomba.”
Al che il lupo, irritato, balzò sull’agnello e lo mangiò in un sol boccone, avvertendo notevoli rassomiglianze con il sapore dell’acqua.

La fiaba dimostra che al mondo esistono i malvagi, e però è vero anche che certe persone se la vanno a cercare.

(Il giorno dopo tutti i mezzi di informazione stigmatizzavano il lupo e sostenevano l’innocenza dell’agnello. Il lupo affidò la propria difesa all’avv. Taormina, il quale dichiarò che presto avrebbe rivelato al mondo il vero colpevole dell’inquinamento dell’acqua; poi, prima di rivelarlo, rimise l’incarico. Il lupo venne assolto per insufficienza di prove.
Anni dopo un giornalista inglese, ospite a Voyager su RaiDue, presentò un libro in cui sosteneva che l’agnello fosse in possesso di un sistema innovativo per sporcare l’acqua pur stando in basso; ma, dato che la spiegazione includeva gli alieni, Rennes-le-Chateux, la serie di Fibonacci e il Chubacrapas, non venne creduto.)

Soluzione dei Soliti Ignoti

Allora, fringuelli, eccovi le soluzioni dei Soliti Ignoti di qualche tempo fa.
I misteriosi personaggi erano:

1) Pierferdinando Casini
2) Umberto Bossi
3) Antonio Di Pietro
4) Gianni Alemanno
5) Massimo D'Alema
6) Marco Pannella
7) Francesco Rutelli
8) Maurizio Gasparri
9) Rocco Buttiglione

e il 10° è l'ultimo volto rimasto, che se l'avete riconosciuto bene, altrimenti non ne farò il nome, perché niente vidi e niente saccio...

domenica 9 settembre 2007

Lost: anticipazioni

Bando agli snobismi: chissà quanti di voi negli ultimi anni sono diventati fanatici di LOST. Ma sì, LOST: quella serie tv in cui alcuni sopravvissuti a un incidente aereo finiscono su un’isola deserta e scoprono che non è deserta ma è più affollata della metro all’ora di punta.

Gli affezionati di vecchia data sostengono che gli sceneggiatori abbiano pianificato tutta la trama dall’inizio e attendono quasi come un’epifania divina il momento in cui saranno svelati tutti i misteri (attorno al 2010, pare). Io non riuscirò a togliermi dalla testa che invece gli autori procedano a lume di naso, alla come viene viene.

Cerco di immaginarmeli: un branco di quarantenni ancora dotati di brufoli, vestiti con camicioni a maniche corte e motivi floreali, seduti con i piedi sul tavolo nella stanza strafiga di una casa di produzione di Los Angeles. Sul tavolo, decine di confezioni di patatine e lattine di birra. Ogni tanto bussa qualcuno della produzione (lampadato e con la cravatta) a chiedere se ci sono novità, e gli autori mezzi ubriachi rispondono male: “Stiamo elaborando, cazzo! E portaci altra birra!”.
Poi, dopo qualche altra sorsata e una discussione sull’ultima versione di Need For Speed, uno degli sceneggiatori si alza in piedi.
“Ragazzi, ho un’idea!”
(rutto di risposta da parte di un altro)
“E se facessimo che i protagonisti si imbattono nei resti di un tank sovietico della seconda guerra mondiale, con a bordo il cadavere di un clown donna con degli strani tatuaggi a forma di scatoletta di tonno?”
“E poi come lo spieghiamo?”
“Che ti frega, mica lo spieghiamo! Tiriamo avanti per dieci puntate, poi ci ficchiamo un altro mistero e dopo un po’ nessuno se ne ricorderà più...”

Mi sbaglierò, ma secondo me la va così da tre anni.

Ad ogni modo, è trapelata qualche indiscrezione sulle prossime stagioni. Ecco qualche chicca di quello che accadrà agli sventurati dispersi:


- Verranno trovati i resti di altre persone casualmente finite sull’isola nelle epoche passate. In particolare, i protagonisti troveranno nella giungla: un altro aereo; un peschereccio della Findus con i resti del Capitano; un risciò giapponese che aveva perso la strada; la linea 3 dell’Atac che ha ampliato il suo percorso e adesso ferma anche lì, poco prima di passare per Viale Trastevere; i corpi senza vita di Patrizio Roversi e Susy Bladi, turisti per caso finiti male.

- Un giorno sulla spiaggia uno dei personaggi secondari trova una conchiglia. Accostando l’orecchio, sente il rumore del mare. Da dietro si avvicina John Locke e gli dice: “E’ il tuo destino, seguilo”.

- Si scoprirà che l’isola è piena di orsi polari perché gli sceneggiatori non hanno mai visto Quark.

- Svelato il mistero della Dharma Initiative. Il nome è preso dalla protagonista di “Dharma e Greg”. Ne conseguirà un’imprevista svolta comica della serie.

- Con un colpo di scena, il dottor Jaaaack rivelerà che non ha la laurea in medicina. O meglio: si è laureato a Macerata, quindi è come se non l’avesse. John Locke commenta: “E’ il tuo destino, seguilo”.

- Tutti pensano che Sawyer si chiami in realtà James. Ma si scoprirà che anche James è un nome fittizio. In realtà il vero nome è Sgarbi: trattasi di un cugino.

- Infine verrà fatta assoluta chiarezza su chi siano gli Ostili, gli Altri o come diavolo si chiamano. Noi lo sappiamo, ma non vi diremo nulla. Possiamo solo anticiparvi che no, non è come pensate: nonostante le straordinarie somiglianze, gli Ostili non hanno nulla a che vedere con Mediaset.

venerdì 7 settembre 2007

Incredibile ma vero



Prima pagina de "La Repubblica" di venerdì 7 settembre 2007.


sabato 1 settembre 2007

I soliti ignoti



Benvenuti a una nuova puntata de I Soliti Ignoti. Indovinerete le identità nascoste?
Questa sera abbiamo:







1) uno che fa tanto il moralista e poi ha lasciato moglie e figli per l’amante

2) uno che prima di fare il politico si spacciava per medico senza avere la laurea

3) uno che la laurea ce l’ha ma da come parla non si vede

4) un post-fascista che è cambiato ma gira ancora con la croce celtica al collo

5) un post-comunista che calza scarpe da 500 euro

6) uno a cui non piace magnà e bève, ma quanto alle altre sostanze ne assume fin troppo

7) un ex-radicale, ex-sindaco, ex-candidato premier, ex tutto ma nonostante ciò ancora non si leva dai c… ehm… scusate

8) uno che è ancora convinto che il digitale sia quella cosa che infili al dito quando ricami

9) uno che persino a San Pietro avrebbe fatto venir voglia di convertirsi all’islam

10) uno che si è sempre prodigato per le politiche a favore della Famiglia


Le risposte alla prossima settimana. O forse no, per evitare denunce…

lunedì 27 agosto 2007

Auguri Peppino


Con colpevole ritardo, mi unisco anch’io alle celebrazioni per i 200 anni dalla nascita del Bepìn nazionale.

« Buongiorno dal Tg5. E’ ancora allarme immigrazione in Sicilia. Secondo voci non confermate, nella giornata di ieri due grosse navi di provenienza ignota avrebbero portato all’ingresso illegale nei confini del Regno delle Due Sicilie di un gran numero di cittadini extracomunitari, in gran parte piemontesi e toscani. Lo sbarco di clandestini sarebbe avvenuto al largo delle coste di Marsala. Le forze dell’ordine locali stanno cercando, finora senza successo, di intercettarli allo scopo di accoglierli in qualche vicino Cpt. »

« Una buona giornata dal Tg3. Continua la guerra in Sicilia. In mattinata le agenzie hanno battuto la notizia di un primo scontro tra l’esercito meridionale e i volontari sbarcati giorni fa a Marsala. La battaglia sarebbe ancora in corso e l’esito appare quanto mai incerto. Intanto un documento di Amnesty International denuncia l’appoggio occulto del Regno di Sardegna all’invasione, con supporto di uomini e mezzi. Pochi minuti fa il governo di Torino ha diramato un comunicato nel quale prende le distanze dall’iniziativa di Garibaldi. “Ciò non toglie - si legge ancora nel documento - che i cittadini del sud abbiano bisogno che vengano loro portate la libertà e la democrazia”. Per il pomeriggio di oggi è annunciata a Torino una manifestazione di pacifisti, che sfileranno con lo slogan “Non nel mio nome” e “Niente sangue per lo zolfo siciliano”. Sentiamo a questo proposito un’intervista a Gino Strada. »

« Benvenuti al Tg1. Non si placano le polemiche in seguito alla decisione del governo di intervenire militarmente nel meridione d’Italia in soccorso dei volontari garibaldini. Una nota del Ministero della Guerra informa che S.M. Vittorio Emanuele sarebbe già alla testa dell’esercito, pronto a varcare i confini dello Stato Pontificio. Dure le reazioni nel mondo politico. Secondo Cicchitto di Forza Italia è scandaloso che così tanti fondi pubblici vengano sperperati per aiutare un’armata di socialisti, per di più vestiti di rosso. Per Cesa (Udc) questa è la prova che ormai Cavour è ostaggio della sinistra radicale e non può più governare. Alfonso Pecoraro Scanio dei Verdi dichiara che è ora di finirla con queste iniziative imperialiste mascherate con scopi umanitari e sottolinea: la democrazia non si può esportare con le baionette. Ma Lusetti della Margherita ribatte: il paragone con la guerra di Crimea non regge, in questo caso si tratta di una missione di pace e senza scopo di espansione territoriale. “Abù Abrrr Ghrf Ak! Ak! Ak!“ è il commento di Gasparri di An. »

« Un buon giorno da Studio Aperto. Partiamo con una notizia di cronaca. Choc a Novara: torna a casa dal lavoro, prende la pistola, prima si uccide, poi massacra anche i suoi familiari. Nel tardo pomeriggio di ieri tenta di costituirsi ma, essendo ormai morto, la Questura non accetta la pratica. E ci spostiamo a Imperia. Questa mattina ignoti hanno deturpato con una bomboletta spray la saracinesca di una nota salumeria, scrivendo “Albanesi tornatevene a casa”. Secondo gli inquirenti i responsabili sarebbero tre clandestini albanesi, subito fermati dalle forze dell’ordine; e nel paese scatta l’allarme extracomunitari. Vediamo il servizio. E ora colleghiamoci con il nostro esperto meteo per le previsioni del tempo: che ci dici, Flavio, continuerà a piovere anche in questo marzo? Torniamo in studio per una notizia di politica: quest’oggi è stata decretata la nascita del Regno d’Italia. Ma guardiamo un po’ queste immagini da Copenhagen: in un laboratorio scientifico alcuni scienziati sono riusciti a creare una zucchina che - pensate un po’ - perde i peli come i cani. Sentiamo il parere del nostro esperto. E ora un po’ di gossip... »

martedì 21 agosto 2007

Rana n. 1

Oggi mi è successo qualcosa di inspiegabile.
Mi sono svegliato ed ero allegro.

Non ne avevo assolutamente motivo.
All’inizio era anche piacevole, poi col passare delle ore ho incominciato a preoccuparmi. Che fosse frutto di un’intossicazione alimentare? Non c’era una spiegazione logica. Iniziava a diventare fastidioso, come tutte le sensazioni a cui non si è abituati. Se parliamo di tristezza so dove mettere le mani, ma nell’allegria proprio mi sento spaesato.

Fortuna che alla fine ho trovato la soluzione. Ho cercato di immaginare una conversazione tra Romano Prodi e Carlo Ancelotti. Subito carri funebri, senza tamburi né musica, hanno sfilato nella mia anima, e l’Angoscia ha piantato sul cranio reclino il suo vessillo nero.