Dopo l’Ici, ecco un nuovo provvedimento del governo Berlusconi destinato a sollevare gli italiani dal caro-vita: entro la fine del 2008 il mercoledì verrà abolito dai giorni della settimana.
“Siamo partiti dal presupposto che molte famiglia italiane faticano ad arrivare a fine mese” spiega il ministro Tremonti “così abbiamo pensato che fosse opportuno accorciare i mesi. Secondo i nostri calcoli la scomparsa del mercoledì porterà nelle tasche degli italiani un complessivo di 1200-1300 euro in più l’anno”.
Non mancano le reazioni nel mondo politico. L’Italia dei Valori promette ostruzionismo a oltranza: “Questi siggnori pienzano comme se si potette abbolire li giurni de la sittimana” ha dichiarato l’on. Di Pietro. Più cauto Walter Veltroni, per il quale la questione non è se abolire o no un giorno, quanto trovare una scelta condivisa su quale giorno scegliere: “Avremmo gradito di essere interpellati sulla questione” afferma “magari si poteva trovare una soluzione bipartisan per il martedì, o magari il giovedì”.
Ma già si preannuncia la protesta violenta delle amministrazioni locali, sulle quali graverebbe tutto il peso dell’abolizione del mercoledì. “È una proposta inaccettabile” dichiara Sergio Chiamparino, sindaco di Torino “così ci costringeranno a inserire un giorno nuovo, non più nazionale ma comunale”.
Ma perché è stato scelto proprio il mercoledì? Marco Travaglio, da noi raggiunto al telefono, ha una sua spiegazione: “Come ben sapete il Milan non si è qualificato per la Champions League. Se scompare il mercoledì, nessuno se ne accorgerà. D’altra parte Berlusconi lo aveva già preannunciato in una conversazione telefonica del 1979.”
Visto che siamo per la par condicio e il contraddittorio, abbiamo sottoposto la teoria di Travaglio al suo collega Filippo Facci. “Sono tutte fregnacce elaborate da una massa di idioti” ha tagliato corto “ma spiegare perché impiegherebbe troppo tempo, quindi non lo farò”.
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